14 giugno 2009

Editoriale FDV N°5 - "Un paese che rimane tra i pali"

Ecco il mio editoriale pubblicato sul n° 5 del periodico gratuito "Fiume di vita":

Un paese che rimane tra i pali.
Credo che questa espressione tratta dall’ultimo brano che Marco Masini ha presentato al festival di San Remo, racchiuda in modo abbastanza esauriente il periodo che stiamo vivendo e che sembra iniziato da poco, ma che in realtà risulta solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai stracolmo da molto tempo: crisi.
Questa è una parola che è ormai sulla bocca di tutti, anche i bambini.
Sentiamo dire ovunque che ormai la crisi sta prendendo piede
in ogni campo della società; mentre prima sembrava solo una questione tra i grandi colossi bancari che “chiudevano bottega”, tra grandi manager che lasciavano grattacieli imbracciando scatoloni, tra borse al tracollo ecc. ora essa si sta riflettendo anche sui prezzi dei legumi, della pasta e sulle nostre questioni quotidiane.
Una enorme quantità di giovani italiani, si ritrovano in cassa integrazione, o senza nessuna entrata economica pur avendo una famiglia e bimbi piccoli alle spalle e un mutuo da pagare messo su per cercare di alimentare un sogno di una vita tranquilla in un paese nel quale molti di noi, malgrado tutto, credono ancora.
Siamo di fronte ad un quadro che purtroppo lascia poco a desiderare, non solo sotto l’aspetto economico e finanziario, ma anche sotto l‘aspetto sociale e (io credo soprattutto) morale.
Sembra quasi assistere ad una divisione di pensiero tra coloro che per vivere fanno riferimento a qualcuno che è infinitamente al di sopra e il cui volere non può essere discusso, ma solo attuato; e coloro che credono che l’uomo debba rispondere solo e unicamente a se stesso.
Ed allora quando ci si ritrova di fronte a quest’ultima categoria, tutto ciò che ci circonda, diventa relativo: il bene e il male cambiano a seconda del paese in cui vivi e della religione o coalizione politica a cui appartieni.
Purtroppo il bene e il male iniziano a dipendere esclusivamente da ciò che decide la massa, o peggio ancora da ciò che pensa un gruppo ristretto di persone che hanno il grande potere di influire sulle masse. L’assoluto viene inghiottito dal relativo e dal pensiero personale; esiste il male a fin di bene ed il bene a fin di male.
Quando il bene diventa relativo, siamo noi a decidere cosa esso è, possiamo ad esempio decidere che negare i viveri ad un malato terminale sia fare del bene.
Se i diritti umani affermano che ogni “essere umano” ha diritto alla vita, e che uccidere un uomo “non si fa”, possiamo cambiargli nome, e se si trova nel grembo di una donna possiamo chiamarlo “conglomerato di cellule” o “embrione” e così, negandogli la qualità di essere umano, possiamo liberamente decidere di negargli la vita.
In epoca di fortissime tensioni sociali dovute a diversità di ogni tipo che popolano la nostra società, possiamo decidere, o meglio ridefinire il concetto di “famiglia” decidendo che essa non debba intendersi per forza come unione tra uomo e donna; possiamo persino decidere che l’uomo non deve per forza essere considerato solo come maschio o come femmina, ma può avere la possibilità e la “libertà” di definire il proprio genere sessuale come ad esempio “trans-gender” ecc.

Quando il bene diventa relativo possiamo - in un’epoca in cui c’è bisogno di grande saggezza ed intelligenza per cercare di gestire nel migliore dei modi queste penose e preoccupanti situazioni di violenza - dare la possibilità a tutti di formare un gruppo, dargli un nome (ad esempio “ronda”), e permettergli di scovare un malvivente o uno stupratore, offrendo così a quel punto la possibilità di armarsi di catena e manganello e non usarli certo come accessori di abbigliamento.
Come si può notare, considerare bene e male come concetti relativi , è qualcosa di rischioso e può portare ad una sola parola, che si sviluppa in ogni sua forma e sfaccettatura: crisi.
In questo clima, ovviamente anche l’argomento religione può trovarsi in crisi.
Proprio oggi un esponente politico ha affermato che ci troviamo in una situazione in cui c’è pericolo che la laicità si confonda con il laicismo, e cioè che il concetto di libertà religiosa si trasformi in pretesto per sradicare la religione e Dio cancellandoli definitivamente.
Potrebbe essere un concetto assolutamente indiscutibile se non fosse per il fatto che Dio non ha a che fare con la religione e la religione non è qualcosa in cui Dio si identifica.
La religione può rappresentare anch’essa, a mio avviso, un pretesto e un comodo e lussuoso velo dietro il quale nascondersi per decidere cosa è il bene e cosa è il male e presentarlo su un piatto d’argento sotto forma di volontà di Dio.
Forse la nostra fede e la nostra religione potrebbe essere in crisi, ma DIO NON E’ IN CRISI.
Nella Sua Parola Dio afferma che i tempi di crisi verranno e nessuno (neanche una religione) potrà darci risposte concrete, ma Egli ci offre una via di uscita (Deuteronomio Cap.4 v.31) anche se sa che tutto ciò a cui andiamo incontro, è stato causato solo e unicamente dalle nostre mani.

Una reazione naturale alla crisi potrebbe essere fuggire, però la risposta definitiva e che non conosce crisi di alcun tipo, potrebbe essere proprio dietro l’angolo.
Mentre il mondo è in crisi Dio vuole che noi siamo in Cristo.
Il salmo 107 afferma che Dio può mandare una Sua Parola a liberarci e sanarci dalle nostre povertà e dalle nostre mancanze. Come Egli non conosce crisi, così non conosce povertà.
In questo periodo siamo presi dalle festività pasquali cercando l’occasione di dimenticare per un attimo questi momenti di difficoltà e dai quali vorremmo fuggire, ma a tutti noi oggi, grazie al sacrificio di Gesù ed alla Sua resurrezione, è data la possibilità di sperimentare le Sue ricchezze ed il Suo proposito per noi.
Nel principio, Dio ebbe il desiderio di creare un habitat ideale e ricco nel quale far vivere l’uomo, ma purtroppo l’uomo stesso nel corso dei tempi lo ha manomesso rendendolo povero ed incerto, inquinato e profondamente instabile dal punto di vista naturale, economico, morale ecc.
Mentre la società che ci circonda vuole plasmarsi un Dio personale da incolpare, compiangere o difendere; mentre l’uomo di oggi, “rimane tra i pali” senza scoprire pienamente il motivo per cui è stato creato, a tutti noi oggi è offerta l possibilità di tornare a ciò che è assoluto ed indiscutibile: l’amore incondizionato di Dio, il quale non conosce crisi.
I libro di Samuele Cap7:3 “Se tornate al Signore con tutto il vostro cuore [… ]allora Egli vi libererà…”

Nessun commento: